Arte e poesia tra XIX e XX secolo
le affinità elettive della creatività
“Ut pictura poesis”

conferenza a cura di Manuela Bartolotti

Loader Loading...
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

Download [368.72 KB]



La Gazzetta di Parma, a pagina 7 dell’edizione del 15 aprile 2024, presenta il «Lunedì della Dante»
con la conferenza di Manuela Bartolotti



Galleria d’immagini della conferenza “Arte e poesia tra XIX e XX secolo – le affinità elettive della creatività” – 15 aprile 2024.
Le fotografie nella sala dell’ISREC sono stare scattate dalla socia signora Nathalie Giaffreda, alla quale la Dante di Parma esprime i propri ringraziamenti.



Manuela Bortolotti, curatrice di mostre e per anni direttrice della Galleria CAHOS, il 15 aprile 2024 per i “Lunedì della Dante” ha sviluppato il tema “Arte e poesia tra il XIX e XX secolo. Le affinità elettive della creatività”.

Il legame tra pittura e poesia è stato dibattuto fin dall’antichità; la locuzione di Orazio ‘ut pictura poësis’ – come nella pittura così nella poesia – esprime chiaramente l’affinità tra le due arti: la poesia è pittura parlante, un dipinto è poesia muta.

Entrando nella sala della conferenza mi colpisce il quadro proiettato sullo schermo

“Viandante sul mare di nebbia” (1818) di Kaspar David Friedrich, icona della pittura romantica dell’Ottocento.

L’uomo, di spalle e appoggiato ad un bastone, si trova su uno sperone roccioso; sotto di lui un mare di nebbia lascia appena intravedere cime di montagne; il suo sguardo è rivolto verso un orizzonte infinito. L’infinito richiama Leopardi:

“E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Spazi di là da quella…
Io nel pensier mi fingo…
…Così tra questa
Immensità
S’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.”

È un’esperienza sensoriale vaga e indefinita, ma stimolante per l’immaginazione.

L’affinità tra immagine e parola trova perfetta rappresentazione negli artisti romantici inglesi. I dipinti di Constable offrono paesaggi bucolici e luminosi, alberi frondosi, masse di nuvole bianche, quieti ruscelli così come i versi di Wordsworth, che con un linguaggio semplice esprime tranquillità e meraviglia davanti allo spettacolo della natura:

I narcisi
Vagavo solo come una nuvola
che galleggia in alto sopra valli e colline,
quando a un tratto vidi una folla, una moltitudine
di narcisi color dell’oro…”

E ancora si possono accostare le opere di William Turner e di G. Gordon Byron.

Nei dipinti del primo il mare in tempesta, le bufere, le valanghe rappresentano una natura potente, aggressiva, ostile, che suscita un sentimento complesso fatto di timore, di solitudine ma anche di fascinazione. Ugualmente in Byron la natura prende il sopravvento, l’uomo si smarrisce, ne diventa una piccola parte.

“Ondeggia, Oceano
… nella tua cupa e
azzurra immensità…
i naufragi sono tutti opera tua,
è l’uomo da te vinto.”

Charles Baudelaire, uno dei padri del simbolismo, in “L’invito al viaggio” da I fiori del male, chiede all’amata di partire verso un paese inesistente, sognato; il poeta nell’ultima strofa descrive il paesaggio che circonda la casa:

“…il sole al tramonto
riveste i campi,
i canali, la città tutta,
di giacinto e oro;
il mondo si assopisce
in una calda luce
Là tutto non è che ordine e bellezza,
lusso, calma e voluttà.”

Quest’ultimo verso ispirò Matisse per il dipinto Lux, calme et volupté. Un gruppo di donne nude e distese sulla riva di un paesaggio marino, illuminato dalla luce calda del tramonto, in un’atmosfera rilassata e piacevole. Scena che traduce in immagine i versi di Baudelaire.

Le avanguardie nate all’inizio del ‘900 in risposta al Naturalismo e al Decadentismo ricercarono una nuova arte rompendo con la tradizione. In Italia i futuristi rifiutarono armonia e forme classiche e celebrarono con colori forti e squillanti il dinamismo, la velocità, la potenza delle scoperte tecnologiche che stavano trasformando il mondo. Interventisti glorificarono la guerra ed esaltarono “il militarismo, il patriottismo, le belle idee per cui si muore”.

Dulce et decorum est pro patria mori

È dolce e dignitoso morire per la patria (Orazio)

La guerra, qui, è intesa come atto eroico, virile, come dovere per combattere per la libertà ma a questa visione si oppone fortemente il poeta inglese Wilfred Owen, morto a ventisette anni nella prima guerra mondiale, con versi crudi e con una critica spietata alla follia della guerra:

 “Dulce et decorum est”:
“Se tu potessi udire, a ogni sussulto, il sangue
Gargarizzare dai polmoni corrotti dalla bava,
Osceni come il cancro, amari come il bolo
Di vili piaghe incurabili sulle lingue degli innocenti,
Amico mio, tu non diresti con tale acceso zelo
Ai figli anelanti qualche gloria disperata
La vecchia menzogna: Dulce et decorum est
Pro patri mori.”

Anche Cesare Pavese si ispirò al dipinto I pesci rossi (1911) di Henri Matisse nella poesia Il pesciolino rosso.

Un piccolo pesce rosso
s’aggira stanco nel cristallo limpido,
sospeso a mezz’ acqua,
coi grandi occhi stupiti.

Il pesce rosso ora
s’agita nel cristallo
e a tratti viene a sbattervi
coi grandi occhi stupiti.

Manuela Bartolotti ci ha accompagnato con competenza e passione in una sorta di viaggio nella creatività dove l’arte è strumento di descrizione e comprensione della realtà, d’invenzione di mondi immaginari, utopici per sfuggire alla realtà di espressione dell’essere umano nella sua complessità.

Marisa Dragonetti



articolo della Gazzetta di Parma del 28 aprile 2024

L’articolo che la Gazzetta di Parma ha dedicato a pagina 11 dell’edizione del 28 aprile 2024
alla conferenza di Manuela Bartolotti per i Lunedì della Dante

ultimo aggiornamento della pagina: 28 aprile 2024