Ritmo, tensione, equilibrio.
Purezza o peccato?
Il corpo senza veli
dall’antichità ad oggi

Relatrice: Lucia Fornari Schianchi

Ascoltando Lucia Fornari Schianchi, che lunedì 3 aprile ha trattato per la “Dante” Ritmo, tensione, equilibrio. Purezza o peccato? Il corpo senza veli dall’antichità ad oggi, si prova un senso di soddisfazione e di pienezza. È l’avvertimento che si prova di fronte a chi possiede competenze molteplici e che ricorre a diverse strategie comunicative per raggiungere i destinatari.

Il tema trattato necessita di un lungo excursus allo scopo di analizzare, nello stesso tempo, l’evoluzione del nudo nel corso dei secoli e la sua importanza nel culto della bellezza sino ai giorni nostri. Il valore dato esteticamente al corpo senza veli nei secoli è il frutto di diversi sistemi culturali, spesso contrastanti, e il modo di considerarlo nel Novecento è stato ovviamente il risultato della serie di sovrapposizioni culturali che si sono succedute nel corso del tempo. Dalla sua rappresentazione nella fase del Paleolitico, con i primi tentativi di scultura, alla statuaria greca, promessa di bellezza e di perfezione, alla contemplazione del corpo come tempio e custode dell’anima e non più al corpo come puro estetico trionfo di forma nell’epoca cristiana; dall’epoca rinascimentale nella quale il corpo umano viene reinterpretato come imitazione del nudo greco della classicità, riconducendo così il genere del nudo al ruolo di simbolo di purezza e di antichità ancestrali, alle imposizioni dettate dal Concilio di Trento che segna la fine della libertà di rappresentare il nudo nell’arte, con gli artisti spinti ad attenersi alle forme canoniche delle storie bibliche. Nel Seicento, invece, il nudo si pone come elemento di divisione tra sacro e profano e i due generi saranno ampiamente rappresentati da artisti del calibro di Caravaggio, Carracci e Rubens. Superato il periodo del Rococò, in cui gli artisti sentono la necessità di liberare il genere da falsi dogmi e soprattutto sentono il bisogno di svincolare il nudo da falsi cliché e pose codificate, la figura umana nuda si deve ispirare, secondo Winckelmann, agli ideali e ai precetti degli artisti greci dell’antichità i quali avevano fissato proporzioni e rapporti con il fine di costruire la bellezza. Nel corso dell’Ottocento, il tema del nudo sarà sviluppato in base a diverse formule espressive, in particolare in Francia, dove le donne dipinte attraverso il realismo dei loro corpi traducono la loro sensuale fisicità, come le modelle di Courbet e Renoir. E il ventesimo secolo avanza con i nudi di Oskar Kokoschka, Egon Schiele, Balthus, Lucien Freud. Corpi muti, assorti, abbandonati, ripresi in ambienti poveri, logori.

La relatrice, con molteplici esempi, disserta di opere d’arte uniche e inimitabili ognuna delle quali rappresenta un microcosmo che meriterebbe una trattazione nella quale confidiamo in un prossimo, breve, tempo.

Maria Pia Bariggi

 

 

ultimo aggiornamento della pagina: 16 aprile 2017