“Il battito del colibrì”
Le forme del tempo vissuto

Relatore: Giuseppe Turchi
Conversazione con Gino Reggiani

Certamente il colibrì è un piccolo uccello bellissimo: pochi sono riusciti a resistere all’incanto di questa creatura che gli Atzechi adoravano e a cui dedicarono un tempio. Dotato di un piumaggio dai colori iridescenti, vola molto velocemente grazie alla resistente muscolatura e alle forti e leggere piume. Dunque grazie alle ali può raggiungere da 30 a 70 ed alle volte anche 100 km/h. Battiti concentrati in un tempo brevissimo e tuttavia intensi e pieni di vita.

In questi termini Giuseppe Turchi ha presentato alla “Dante” di Parma, lunedì 10 aprile, il suo romanzo “Il battito del colibrì” con l’apporto dialogico di Gino Reggiani.

Le dimensioni temporali della persona sono al centro del libro. Da una parte il Passato, un vecchio rugoso ed elegante, custode della memoria e della storia. Dall’altra il Presente che subisce in prima persona ciò che l’uomo vive: un ragazzino vestito con un pigiama che cambia sempre colore a seconda delle emozioni. Il Domani, infine, è un manichino dalle forme appena abbozzate, sempre triste perché non riesce a dare senso al proprio essere. In particolare l’attenzione si concentra sugli effetti di un passato sofferto e non del tutto accettato. Il personaggio di Presente è la metafora dell’operosità umana, la quale non può fare a meno degli insegnamenti del passato e delle speranze del futuro. Il viaggio nel tempo analizza l’importanza dell’amore e degli amici, cioè del bisogno naturale e intrinseco di relazioni profonde e sincere che si rivelano necessarie per la difficile transizione dall’infanzia all’età adulta, per il superamento delle proprie contraddizioni, per l’accettazione dell’altro.

Maria Pia Bariggi

ultimo aggiornamento della pagina: 18 aprile 2017