Cantieri in biblioteca: costruzioni virtuali e non
in Palatina

9 dicembre 2013

Il 27 ottobre 2012, come è noto, si è verificato un corto circuito in Galleria Petitot, la galleria settecentesca che costituisce il cuore della Biblioteca. Il principio di incendio che ne è scaturito ha richiesto un intervento dei vigili del fuoco della durata di ben tre ore, al termine del quale la Biblioteca è stata dichiarata inagibile nel suo complesso. L’agibilità sarebbe stata riconosciuta soltanto a condizione della messa a norma dell’impianto elettrico, delle luci di emergenza e degli impianti di spegnimento antincendio. L’importo totale dei lavori è stimato, attualmente, in quasi 800.000,00 €.

Da allora è passato poco più di un anno e molto è stato fatto per:

  1. continuare a erogare i servizi all’utenza, seppure in forma ridotta in due salette riadattate e certificate per lo scopo: obiettivo raggiunto a metà gennaio 2013, dopo due mesi e mezzo dalla forzata chiusura;
  2. inaugurare nei tempi stabiliti (4 ottobre 2013) la mostra in programma per commemorare il duecentesimo anniversario della morte di Giambattista Bodoni, il grande artista e stampatore di cui la Biblioteca Palatina possiede sia la maggiore raccolta di edizioni al mondo sia gli strumenti di lavoro dell’officina tipografica e fusoria: obiettivo raggiunto;
  3. fare in modo di ottenere il prima possibile la agognata agibilità: l’obiettivo che mi pongo è la primavera 2014. Tutto dipende però dal raggiungimento effettivo della totale copertura economica dei lavori.

Tale copertura nasce dalla sinergia di forze pubbliche e private, ossia da finanziamenti ministeriali ad hoc e da erogazioni liberali da parte di privati.

[omissis]

Ma in Biblioteca Palatina non fervono lavori esclusivamente di natura edile o impiantistica. La varietà e ricchezza delle collezioni manoscritte, a stampa e grafiche della Biblioteca sono tali che sono in corso diversi progetti di digitalizzazione, catalogazione e studio che vedono la Palatina collaborare con i più importanti istituti di ricerca e di conservazione a livello nazionale e internazionale. Approfondiamo meglio cosa sta succedendo e dove si vuole arrivare.

È ben noto che la Biblioteca Palatina conserva un patrimonio manoscritto e a stampa ineguagliabile e non è certo a voi che devo ricordarlo. Quel che invece può essere più significativo da puntualizzare in un contesto di ricercatori come questo è che di tali raccolte – così preziose per il progresso degli studi in più campi – molto poco in effetti risulta al momento disponibile in rete e fruibile quale oggetto digitale. E ciò può, a mio avviso, costituire una criticità nella fase odierna della evoluzione delle modalità di ricerca che risente dell’orientamento soprattutto delle generazioni di studiosi più giovani che, sia per forma mentis sia perché frustrate dalla contrazione delle risorse finanziarie disponibili per viaggi di studio o richieste di riproduzioni, sono sempre più attente alle risorse presenti online.

A ciò si aggiunge anche il fatto che quel che c’è online risulta spesso consultabile in piattaforme, portali e basi dati ministeriali distinte e non integrate o solo difficilmente integrabili tra loro e comunque non ricollegate immediatamente alla Biblioteca Palatina. Ma entriamo nello specifico.

Inizio con l’elenco del materiale palatino esistente online:

  • la descrizione con il software Manus (http://manus.iccu.sbn.it/), il programma promosso e gestito dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico e per le Informazioni Bibliografiche, di una parte dei fondi manoscritti. Allo stato attuale risultano accessibili sulla piattaforma Manusonline le descrizioni di 21 manoscritti parmensi, 470 palatini e 53 schede relative all’Archivio Mariotti e 786 all’Archivio Micheli;
  • la raccolta della bibliografia dei manoscritti, con il programma BibMan (http://bibman.iccu.sbn.it/), anch’esso un programma gestito dall’ICCU che ha prodotto una banca dati online ferma però da tempo. Per gli items della Palatina esistono 432 notizie online per 354 manoscritti;
  • la bancadati DI.MU.SE da poco consegnata alla ICCU per la sua pubblicazione in Internet Culturale. Essa riguarda la musica manoscritta del XVIII-XIX secolo conservata nella Sezione Musicale della Biblioteca Palatina di Parma, proveniente principalmente dai Fondi Sanvitale e Bottesini. Il progetto Di.Mu.Se. (Digitalizzazione della Musica della Sezione Musicale) riguarda musica manoscritta del XVIII-XIX secolo conservata nella Sezione Musicale della Biblioteca Palatina di Parma, proveniente principalmente dai Fondi Sanvitale e Bottesini. Il primo, dono del conte Stefano Sanvitale (1838-1914), mecenate e musicofilo parmigiano, comprende musica teatrale, vocale e strumentale del XVIII e XIX secolo, in parte proveniente dalla raccolta Quilici di Lucca che il conte acquisì nel 1892. Tra questi manoscritti di origine lucchese, vi sono importanti fonti musicali quali un autografo di Luigi Boccherini, alcune raccolte di cantate da camera del ‘600 e del ‘700 e la musica sacra composta per le numerose istituzioni religiose attive a Lucca da alcuni membri della famiglia Quilici e della dinastia Puccini;
  • Il Fondo Bottesini, donato dagli eredi, costituisce la raccolta più completa delle composizioni, in gran parte autografe, del celebre contrabbassista Giovanni Bottesini (1821-1889), che fu definito “il Paganini del contrabbasso”.

Oltre questi due fondi, con il progetto “Di.Mu.Se” sono stati digitalizzati i manoscritti più significativi e più consultati della Biblioteca, in quanto fonti uniche o rare, quali 15 volumi contenenti 463 sonate di Domenico Scarlatti, gli autografi del Nerone di Arrigo Boito, di una Sinfonia giovanile di Giuseppe Verdi, di alcune composizioni scolastiche del giovane Arturo Toscanini, di un’Arietta per chitarra di Niccolò Paganini e delle Sei sonate dell’opera V di Luigi Boccherini.

Dal cospicuo e rappresentativo repertorio teatrale sono state scelte le partiture di alcuni fra i più famosi compositori fra il XVIII e il XIX secolo, come Cimarosa, Rossini, Zingarelli, Paër, Morlacchi, e quella dell’Orontea di Marc’Antonio Cesti della metà del XVII secolo, unica fonte conosciuta di una fra le opere più celebrate e più spesso eseguite del Seicento e ancora consultabili in Internet Culturale (http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/index.html):

  • Raccolta di miscellanee e giornali parmensi: banca dati comprendente la digitalizzazione di 331 testate uscite con pochi numeri o delle quali si conservano alcune testimonianze, quasi tutte risalenti ad un arco temporale compreso tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso. La loro importanza storica è indubbia per ricostruire gli avvenimenti di oltre un centinaio d’anni, dal periodo postunitario alle due guerre mondiali:
  • Judaica: banca dati comprendente la digitalizzazione di 81 incunaboli ebraici della Biblioteca Palatina, tra i quali l’unico esemplare conservato del primo libro a stampa in ebraico con data certa (18 febbraio 1475), e 103 cinquecentine ebraiche stampate in Italia, tra cui quattro bibbie. Appartenevano alla raccolta di Giovanni Bernardo De Rossi (1742-1831) che insegnò lingue orientali nella facoltà teologica dell’Università di Parma dal 1769 al 1821. La raccolta, una delle più preziose al mondo di manoscritti e stampati ebraici, fu acquistata nel 1816 da Maria Luigia d’Austria per farne dono alla Regia Bibliotheca Parmense, e si compone di 1432 codici dei secoli XI-XVI, molti dei quali splendidamente miniati e di 1464 volumi a stampa, la cui data di edizione è compresa tra il XV e il XVIII secolo; ad essi si aggiungono 10 manoscritti greci, 85 latini, 31 in volgare e diversi in svariate altre lingue.
    Il fondo, che si distingue per antichità e qualità dei testi nonché per la preziosità delle miniature, accoglie, oltre alle bibbie, numerosi salteri, testi filosofici, giuridici e cabalistici, testimonianza della ricchezza intellettuale e spirituale dei gruppi ebraici della diaspora e delle loro molteplici attività culturali.

A tali banche dati, se ne aggiungono altre, ancora in corso di realizzazione (alcune sono state appena avviate) e non ancora pubblicate in rete o del tutto pubblicate. Mi riferisco a:

  • La campagna di digitalizzazione avviata in convenzione con la National Library of Israel per la quale la National Library digitalizza a proprie spese tutti i manoscritti ebraici conservati presso la Biblioteca Palatina. Il progetto è iniziato nel settembre 2013, durerà ca. 18 mesi e comporterà la scansione di ben 1591 manoscritti che saranno corredate da schede di descrizione. Vedi anche http://parma.repubblica.it/cronaca/2013/10/04/news/il_tesoro_ebraico_della_palatina_su_internet_oltre_1_600_codici-67904121/;
  • la campagna realizzata in collaborazione con l’IBC che ha avuto per oggetto 14.096 digitalizzazioni di fogli contenenti incisioni della Raccolta Ortalli (riprodotti 162 volumi) e delle Stampe del Fondo Parmense. Il risultato di questo lavoro sarà pubblicato in Imago, il Catalogo regionale di opere grafiche e cartografiche della Regione Emilia Romagna (http://ibc.regione.emilia-romagna.it/servizi-online/catalogo-delle-biblioteche/imago) e ne costituirà davvero il fiore all’occhiello dal momento che la Raccolta Ortalli conserva 40.000 stampe da intagli degli incisori più famosi. Dai primi nielli ad Antonio Pollaiolo, da Dürer a Luca di Leida e Marcantonio Raimondi, da Parmigianino a Salvator Rosa, Jacques Callot, Rembrandt e Tiepolo. Si tratta di un corpus grafico che conserva tuttora intatta la sua valenza di documentazione della storia della pittura e dell’evoluzione dell’arte incisoria.
    La digitalizzazione si è conclusa nel mese di giugno 2013;
  • il censimento delle legature antiche. Sarà reso disponibile a breve in rete il complesso di circa 1.500 schede descrittive redatte a titolo gratuito e assolutamente volontario da Federico Macchi e aventi per oggetto le legature dei manoscritti e delle edizioni a stampa prodotte nei secoli XV-XX conservate presso la Biblioteca Palatina. Per ciascun manufatto le schede propongono in genere il periodo, l’area/luogo di produzione e ove possibile la bottega (115 quelle ipotizzate), le riproduzioni fotografiche, la descrizione, il commento affiancato da note di approfondimento spesso provviste di dettagli digitali e/o calchi, e di raffronti con analoghi esemplari conservati in collezioni pubbliche e private e l’aggiornata bibliografia;
  • la Biblioteca Bodoni: nel primo semestre del 2013, la Biblioteca Palatina e il Museo Bodoniano nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario bodoniano hanno stipulato una convenzione con l’Università di Salamanca per la realizzazione di un portale bodoniano (www.bibliotecabodoni.net) che renderà possibile la consultazione integrata degli studi su Bodoni, della digitalizzazione integrale delle edizioni e dei carteggi di Bodoni. Il portale oggi esiste ed è stato presentato il 19 settembre a Madrid e il 14 novembre 2013 a Bologna;
  • la descrizione in Manus online, appena avviata in collaborazione con l’Università Parma (prof.sse Giliola Fragnito ed Elena Bonora), del Carteggio di Ludovico Beccadelli (1501-1572).

[omissis]

Allo stato attuale il catalogo è in fase prototipale, oggetto di sperimentazione da parte dei vari bibliotecari in servizio nell’Istituto e di collaudo.

La prima base dati che è stata riversata nel catalogo online della Palatina è stata quella relativa alle edizioni bodoniane (ossia le digitalizzazioni e lo scarico dei dati relativi alla catalogazione nel OPAC locale parmense degli stessi items). Ciò è stato deciso naturalmente in considerazione della ricorrenza del bicentenario bodoniano e delle possibilità di integrazione con la Biblioteca Bodoni (gli informatici italiani sono stati in contatto con quelli spagnoli già dalle primissime fasi di avvio del progetto per garantire la piena compatibilità delle due piattaforme).

Così per ogni edizione bodoniana sarà offerta dalla piattaforma palatina la descrizione secondo gli standard previsti in SBN libro antico, la digitalizzazione integrale, il link alla sezione corrispondente nella Biblioteca Bodoni e quindi l’accesso alle risorse ulteriori quali studi specifici, trascrizioni e analisi delle fonti che la Biblioteca Bodoni appunto mette a disposizione. Oltre a ciò, nella produzione dei testi di studio e corredo alle edizioni e carteggi bodoniani posseduti dalla Palatina e pubblicati nella Biblioteca Bodoni partecipa anche lo stesso personale della Biblioteca. Questo è un aspetto assai qualificante per il progetto Biblioteca Bodoni: studiosi e ricercatori bodoniani di diversa estrazione, universitaria e non solo, contribuiscono fianco a fianco all’avanzamento degli studi sul grande tipografo con il coordinamento di un board.

Uno scenario affine potrebbe essere immaginato anche per altre tipologie librarie conservate in Biblioteca in base a convenzioni con altri enti di ricerca nazionali e internazionali, convenzioni naturalmente che la Biblioteca caldeggia.

Sabina Magrini
Direttore della Biblioteca Palatina e del Museo Bodoniano

ultimo aggiornamento della pagina: 29 dicembre 2013