Di castello in castello
La Dante al castello di Tabiano

Forse la lucentezza dorata dell’aria, forse la magia delle pietre antiche del castello, di certo l’incontro dantesco del 24 ottobre 2021 è risultato veramente speciale.

Il prof. Giacomo Corazza, accogliente ed ironico padrone di casa, ha accompagnato nel salone delle feste, ricco di stucchi e di luce, i numerosi ospiti. Fra questi gli assessori Maria Chiara Ruina, di Salsomaggiore, e Maria Pia Bariggi, di Fidenza.

Isa Guastalla e Italo Comelli, presentati da Angelo Peticca, presidente della Società Dante Alighieri di Parma, hanno quindi illustrato con competenza e passione quattro castelli dove sostò Dante nelle sue peregrinazioni.

“Di castello in castello” dà infatti il titolo all’incontro scelto per celebrare i 700 anni dalla morte del poeta.

Italo Comelli si è occupato dei castelli di Mulazzo e Fosdinovo, in Lunigiana, di proprietà dei marchesi Malaspina a cui l’Alighieri dedicò con gratitudine versi nel canto VIII del Purgatorio:


Fui chiamato Currado Malaspina;
non son l’antico, ma di lui discesi;
a’ miei portai l’amor che qui raffina».                   120


«Oh!», diss’io lui, «per li vostri paesi
già mai non fui; ma dove si dimora
per tutta Europa ch’ei non sien palesi?                  123


La fama che la vostra casa onora,
grida i segnori e grida la contrada,
sì che ne sa chi non vi fu ancora;                         126


e io vi giuro, s’io di sopra vada,
che vostra gente onrata non si sfregia
del pregio de la borsa e de la spada.                   129

 

Isa Guastalla ha parlato invece del castello di Verona e di Cangrande della Scala, evidenziando la sofferenza degli esuli sia di ieri, sia di oggi:


Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta.                       57


Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.
Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello;                72


ch’in te avrà sì benigno riguardo,
che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che tra li altri è più tardo.               75


Con lui vedrai colui che ‘mpresso fue,
nascendo, sì da questa stella forte,
che notabili fier l’opere sue
(Pd XVII)

 

Per ultimo, la relatrice si è soffermata sul castello di Gradara, nelle Marche, dove si consumò tragicamente la storia d’amore di Paolo Malatesta (Inf. XXVIII, v. 81) e Francesca da Polenta (Inf. XXVII, v.41).

Guastalla ha letto i bellissimi versi d’amore e ha precisato che rientrano nel Dolce Stil Novo, per il quale la donna nobilita e ispira l’uomo e fa da tramite tra questi e Dio:


Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.           102


Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.             105


Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense.
(Inf V)

 

La conferenza si è conclusa con un lungo applauso del pubblico che inaspettatamente è stato invitato nell’adiacente sala da pranzo per consumare una golosa merenda.
Il fuoco del camino acceso dialoga con il rosso tramonto che colora l’orizzonte.
I presenti scambiano commenti sull’opera di Dante e parole di apprezzamento per il bel pomeriggio.
Anche il prof. Corazza dimostra grande soddisfazione per il perfetto svolgimento dell’evento.

Lori Carpi

ultimo aggiornamento della pagina: 3 novembre 2021