Prima dei dolci e del caffè, Italo Pizzati, presidente della “Comunità del Cibo del Crinale”, ha ricordato che i cibi fanno parte della cultura di una nazione, caratterizzano una regione e la sua geografia. Quindi ha parlato delle origini secolari di due eccellenze del nostro territorio: il parmigiano-reggiano e il prosciutto crudo.
I primi caseifici vennero creati intorno al XII secolo nei monasteri benedettini e cistercensi di Parma e Reggio, favoriti dall’abbondanza di pascoli, di acqua e latte, che eccedeva il fabbisogno dei religiosi.
Le più antiche notizie sulla lavorazione delle carni suine risalgono, invece, alla civiltà etrusca del VI-V sec. a.C., ma solo con i Romani il prosciutto assunse la forma che conosciamo oggi. La sua possibilità di conservazione permetteva di essere una provvista, fonte di sostentamento, per lunghi periodi. A Roma esiste ancora via Panisperna, nome che unisce pane e coscia.
I Longobardi introdussero successivamente nuove tecniche di stagionatura e di conservazione. La produzione si diffuse facendo emergere i territori più vocati, come il parmense. La Via del Sale tra la pianura padana e la Liguria ebbe un ruolo decisivo nello sviluppo dell’industria conserviera locale.
Pizzati si è quindi soffermato sulla bellezza dei boschi della montagna e sull’importanza del castagno, che da sempre ha offerto alle popolazioni del territorio un sostegno irrinunciabile, non solo sotto forma di legna da ardere, ma soprattutto perché i suoi frutti hanno costituito la base dell’alimentazione in tempi di scarsità di cereali e di mancanza delle patate. La vita delle persone, infatti, è stata strettamente legata a questo frutto, che ha rappresentato per lungo tempo una delle fonti principali per l’alimentazione invernale e non a caso è stato chiamato “il cereale che cresce sull’albero”, perché molto simile dal punto di vista nutrizionale al riso ed al frumento e perché ricco di fibre, di vitamine e privo di glutine. La castagna è stata descritta come un frutto speciale, che può essere utilizzata ancora oggi, come un tempo, fresca, secca o macinata ai mulini dando vita a diverse preparazioni culinarie assai gustose.
Italo Pizzati ha sottolineato l’importanza di preservare e trasmettere questo patrimonio in un periodo, il nostro, di cibi processati con l’aggiunta di additivi e coloranti che ne esaltano il sapore, ne prolungano la durata, ma sono poco salutari.
Ha concluso dicendo che l’educazione alimentare, l’acquisizione di conoscenze e la consapevolezza di ciò che mangiamo sono elementi fondamentali per il benessere individuale e per il pianeta.
È seguito un bell’applauso e un brindisi generale all’amicizia.
Marisa Dragonetti
ultimo aggiornamento della pagina: 27 novembre 2024