Conferenza a cura di Davide Astori

«Dante in esperanto» è la conferenza del prof. Davide Astori per il ciclo dei «Lunedì della Dante» che la Gazzetta di Parma propone all’attenzione dei lettori a pagina 14 del 27 aprile 2025
Galleria d’immagini del Lunedì della Dante con Davide Astori.
Per le fotografie del 28 aprile 2025 siamo riconoscenti alla Consigliere della Dante dr. Italo Comelli.
Il professore universitario Davide Astori ha incontrato il 27 aprile 2025 i soci della Dante sul tema “Dante in esperanto”. Numerose le pubblicazioni di Astori su lingua e identità, lingue e culture in contatto e sull’esperanto, idioma pianificato che, come emerge dai suoi studi, accanto alla vocazione di lingua internazionale ausiliaria si va trasformando, da non storica e non naturale, in espressione di un gruppo specifico in grado di creare una propria cultura, una identità. L’esperanto, parlato oggi da circa un milione e mezzo di persone, fu ideato dal medico polacco Ludwik Lejzer Zamenhof, nel 1887, per favorire la comunicazione internazionale e l’avvicinamento fra i popoli, inventando uno strumento di incontro appartenente all’umanità e non ad una particolare nazione. La Divina Commedia è fra le opere più tradotte al mondo e tali ne sono l’importanza e il valore da trovare espressione anche in esperanto, con traduzioni parziali di alcuni Canti già all’inizio del ‘900.
Le figure più importanti della letteratura in esperanto e dei traduttori della Divina Commedia (nel tempo ha contato tre traduzioni complete) sono: l’ungherese Kálmán Kalocsay nel 1933, lo scozzese William Auld, Giovanni Peterlongo, politico, con la traduzione completa uscita postuma nel 1963, Enrico Dondi, neuropsichiatra, con la versione integrale nel 2006.
L’incipit dell’Inferno di Dante Alighieri “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita” in esperanto suona così:
“Je l’vojomez’ de nia vivo tera/mi trovis min en arbareg’ obskura,/ĉar perdiĝinta estis vojo vera.” (K. Kalocsay)
“En mezo de la voj’ de vivo nia/mi trovis min en arbareg’ obskura/de l’rekta voj’ estinte fordevia”. (E. Dondi)
Giuliano Turone sul sito “Dante Poliglotta” sottolinea che il Sommo Poeta era affascinato dalla molteplicità delle lingue tanto che nella sua opera ci sono diverse parole inventate. Pluto con le famose “Pape Satàn Aleppe” o quelle di Nembrotte, re di Babele, che vedendo arrivare Dante nel suo girone infernale gli si rivolge iracondo con termini incomprensibili “Raphèl maí amècche zabí almi”. Ogni lingua ha una sua musicalità, una sua potenzialità artistica, una sua produzione letteraria e anche l’esperanto non è da meno.
Perché la Divina Commedia in esperanto? Peterlongo afferma che Dante è un poeta universale che parla a tutti, indipendentemente dalla lingua o dalla cultura. La sua profonda umanità, la sua capacità di esplorare i temi dell’amore, della fede, della giustizia e della morte, risuonano in ogni lettore, rendendo la COMMEDIA un’opera ETERNA e DIVINA a maggior gloria sua e dell’Italia.
Marisa Dragonetti
- Davide Astori, Dante in esperanto, Traduzione di Carlo Minnaja, Nuova edizione, 2021;
- Davide Astori, Parlo esperanto, Manuale di conversazione, Editore A.Vallardi 1996.
ultimo aggiornamento della pagina: 9 maggio 2025