Monumenti a Dante in Italia
relazione

In videoconferenza, il 31 gennaio 2022 nel ciclo dei Lunedì della Dante, il prof. Italo Comelli constata come siano moltissimi i ritratti di Dante, mentre i monumenti, al confronto, sono relativamente pochi e datano dall’Ottocento in avanti. Fa eccezione un bassorilievo a Ravenna, voluto nel 1483 dal podestà veneto, Bernardo Bembo, che restaurò ed ampliò la tomba del poeta a sue spese. Sopra al sarcofago lo scultore Pietro Lombardo scolpì Dante pensoso davanti ad un leggio.

I monumenti fiorirono nelle ricorrenze degli anniversari della nascita e della morte del poeta, ma furono inaugurati soprattutto nel 1865, anno che univa a queste celebrazioni quella della recente proclamazione del Regno d’Italia, infatti per i patrioti italiani Dante era il massimo sostenitore e divulgatore dell’unità dello Stato e dell’amor patrio. Prima di questa data c’erano solo due monumenti a lui dedicati ed entrambi a Firenze, uno nella chiesa di Santa Croce e l’altro in un nicchione del loggiato nel palazzo degli Uffizi. Più tardi, in occasione di Firenze capitale nel 1865, venne posta una statua al centro della piazza Santa Croce, poi spostata nel 1971 a fianco della facciata.

Comelli fa notare che il poeta viene rappresentato sempre con la Divina Commedia in mano, di frequente cinto di una corona d’alloro (alla quale ambiva), a volte con un’aquila simbolo dell’impero al fianco o con una cetra simbolo della poesia. Il volto è intenso, corrucciato, ma in alcune statue mostra uno sguardo dolente per l’esilio che lo tiene lontano dalla sua città.

Il relatore racconta con dovizia di particolari chi furono i sostenitori e i divulgatori del culto di Dante (Gioberti e Balbo) e, quindi, i promotori di queste opere d’arte: poeti (Leopardi, Carducci), scrittori (Manzoni), politici (Capponi, Settembrini) personaggi illustri delle città che organizzarono comitati per raccogliere i fondi necessari all’impresa. Ad ogni monumento accosta il nome dello scultore e l’anno in cui viene innalzato in numerose località come Verona, Padova, Mantova, Ostiglia, Napoli Trento, Venezia, Pola, Montefegatesi (Lucca), Castello di Poppi nel Casentino, Mulazzo, Villafranca, Tagliacozzo (Aquila), Roma. In alcuni casi si sofferma a raccontare particolari curiosi come l’inaugurazione della statua alle 4 del mattino del 14 maggio 1865 a Verona ancora governata dagli Austriaci, che non la gradivano di certo per la sua connotazione patriottica, o come la statua di Pola ritornata definitivamente, dopo varie peripezie, a Venezia con i profughi italiani della II guerra mondiale.

Comelli ha saputo avvincere i soci con la sua relazione, corredata puntualmente dalle immagini dei monumenti, e ha offerto un graditissimo pomeriggio.

Lori Carpi

ultimo aggiornamento della pagina: 6 febbraio 2022