Rinascimento in terracotta:
protagonisti emiliani

Relatrice: Lucia Fornari Schianchi

Dopo una breve introduzione di Isa Guastalla, che ne ha ricordato le varie conferenze alla Dante e ne ha sottolineato le qualità straordinarie di espressione e di capacità di agganciare l’interesse del pubblico, Lucia Fornari Schianchi il 18 novembre 2019 ci ha affascinato con un argomento nuovo, un po’ di nicchia.

Ci ha sollecitato a riflettere su alcune domande: nella prima la dibattuta questione su cosa è più importante nell’arte, se la pittura, la scultura o il disegno e ha ricordato che da Plinio in poi il primato è stato della pittura. Nel periodo rinascimentale, Leon Battista Alberti rivendicò l ‘importanza della scultura nel suo “De statua”, distinguendo la scultura o per via di porre o per via di levare, dividendola secondo la tecnica utilizzata. Togliere e aggiungere: sculture con materie molli, terra e cera eseguita dai “modellatori”. Levare: scultura in pietra, eseguita dagli “scultori”.

La relatrice si è soffermata sul periodo che va dalla fine del ‘400 ai primi 40 anni del ‘500, dove il tema è dibattuto e porta al fiorire di varie opere in terracotta, commissionate in tutta Italia. La realizzazione di tali gruppi statuari trova una straordinaria diffusione, insieme con la ricerca di sempre nuove modalità espressive, nell’area tra il Piemonte orientale, la Lombardia, il Veneto e in particolare l’Emilia.

Si è chiesta perché nella scultura in terracotta emerga una raffigurazione così teatrale. La teatralità nasce dal tema del compianto funebre, “rumore del lutto”, in tutta la sua espressione drammatica. ll compito assegnato all’opera d’arte è quello di favorire la immedesimazione dei fedeli nella scena del Compianto, facendo sì che essi possano empaticamente far propri i sentimenti provati dai protagonisti, a partire dalla esperienza personale dello svolgimento di un rito funebre.

Dopo queste prime considerazioni, Lucia Fornari Schianchi ha proiettato una serie di immagini relative all’argomento, partendo dal “Compianto sul Cristo morto” di Giotto, nella cappella degli Scrovegni a Padova (1306). Ha analizzato le varie parti dell’opera, soffermandosi sul particolare unico della danza degli angeli con i volti disperati in un cielo drammaticamente azzurro; a destra, immagine simbolica di forte impatto, un albero scheletrito.

Seconda immagine: “Compianto sul Cristo morto” di Andrea Mantegna (1470 ca), un quadro famosissimo, capolavoro della prospettiva rinascimentale. Qui la relatrice, con un volo ardito, ha ricordato la foto simbolo di un’epoca recente: il corpo abbandonato nella morte di Che Guevara.

Nella terza immagine il “Viso di Cristo sofferente” di Antonello da Messina (fine ‘400). I temi fondamentali sono sempre l’uomo con sé stesso, l’uomo con Dio, l’uomo e la natura. Notevole la bocca, piegata verso il basso e ammutolita.

A questo punto, Lucia Fornari Schianchi ha introdotto l’argomento fondamentale della conferenza: i Compianti in terracotta in Emilia, e ha commentato una serie numerosa di immagini significative, ricordando che oltre al Cristo morto, le altre figure canoniche quasi sempre riconoscibili nella scene di Compianto sono quelle che, secondo i racconti evangelici e la tradizione religiosa, hanno preso parte alla ultime fasi della Passione: le “tre Marie” (vale a dire la Madonna, Maria di Cleofa e Maria Salomè), la Maddalena, >Giovanni apostolo ed evangelista e i due protagonisti maschili della Deposizione dalla Croce: Giuseppe di Arimatea, e Nicodemo. In alcuni casi la composizione dei gruppi non comprende tutti i personaggi canonici, in altri essa si allarga ad altre figure ed a presenze angeliche.

Quarta immagine: Compianto di Niccolò dell’Arca in Santa Maria della Vita, a Bologna. Un gruppo scultoreo di otto figure poste in una sacra rappresentazione “parlata”, in cui emerge drammaticamente la riflessione sulla morte. La relatrice si è soffermata sulla figura della Maddalena, con il mantello gonfiato dal vento, il viso contorto nella disperazione, le mani protese quasi a respingere il dolore.

Nell’immagine successiva, ha analizzato le figure delle tre Marie, il sapiente ondeggiare dei loro manti. Un esempio di artigianato molto alto. I compianti nel corso del tempo venivano ridipinti, a volte a olio e perdevano la colorazione primitiva. Qui si può ancora intravvedere il pigmento “azzurro Madonna”.

Vasari affermò che, se questi artisti avessero lavorato il marmo come la terracotta, avrebbero raggiunto la grandezza di Michelangelo, il quale, però, non tenne questo materiale in grande considerazione.

Ha fatto seguito una precisa descrizione della tecnica della terracotta: le opere venivano cotte a pezzi in forni a 900 gradi e in seguito assemblate, con stuccature e pennellate di colore per nascondere le giunzioni. In alcune opere si può notare il punto di giunzione.

In un’immagine successiva, viene presentata un’altra notevole opera, il Compianto della chiesa di San Giovanni a Modena, di Guido Mazzoni, modenese e mascheraro. L’opera nella sua immobilità e classicità si presenta diversa dalla precedente di Niccolò dell’Arca. Sotto la testa del Cristo una pietra, attorno a lui la Madonna inginocchiata, dietro la Maddalena, con Giuseppe d’Arimatea che mostra le orecchie schiacciate da un colbacco di pecora. Tutti abbigliati secondo la moda del tempo.

In un’ulteriore immagine, un’opera di Guido Mazzoni, “La Madonna della pappa” con una realistica servente che soffia sulla pappa di Gesù.

Segue uno splendido Compianto in terracotta sempre di Guido Mazzoni, ma diverso dal precedente, conservato nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli. Qui emerge un ripiegamento nel dolore, una grande forza. Nei particolari si coglie il viso perfetto della Maddalena, che ha i capelli sciolti e fluenti sulla schiena fino a terra, quasi un abito.

Poi il Compianto conservato a Busseto, in Santa Maria degli Angeli (1470 ca), dove il Cristo sembra appiattito a terra. I committenti erano i Pallavicino e forse nei visi dei personaggi si potrebbero riconoscere quelli dei figli. Un’ipotesi. Qui le figure di terracotta hanno mantenuto le tonalità originali: viola melanzana, giallo, verde. Dello stesso gruppo ci viene proposta, per un confronto, un’immagine prima del restauro; era collocato in una finta grotta, con una cancellata.

Viene quindi presentato il gruppo di Antonio Begarelli, un piccolo bozzetto in scala in terracotta, che rappresenta lo svenimento della Vergine.

Sempre di A. Begarelli segue la proiezione di un gruppo complesso, una deposizione, dove la terracotta risulta molto luminosa. Nel corpo di Cristo che giace a terra si può notare, nel braccio, l’innesto stuccato.

La presentazione termina con un Compianto databile al 1550, un gruppo in pietra che si trova in Francia e che si presenta come arte di maniera, più povera.

La relazione si chiude con l’immagine toccante della Maddalena nel Compianto di Niccolò dell’Arca a Bologna.

Alla fine qualche domanda, i ringraziamenti e un lungo applauso.

Cristina Molinari Tosatti

ultimo aggiornamento della pagina: 3 dicembre 2019