Psicologia
della musica leggera
Relatore:
Stefano Mazzacurati

Letture di Nicola Rossini

Stefano Mazzacurati, Psichiatra e Psicoterapeuta, membro dell’International Pen Club, Associazione Internazionale degli scrittori ha dissertato per la “Dante” sulla psicologia della musica leggera.

“La musica non è mai sola”, diceva il compositore Luciano Berio. Essa nasce e si articola in molteplici forme e con diverse funzioni ovunque esiste vita e comunicazione umana. Perché la musica, anche quando non trasmette un messaggio specifico e traducibile in parole, è una forma di comunicazione che riflette e interagisce con il contesto sociale nel quale è generata e agita.

Alla polisemia del termine “musica” corrisponde un’analoga pluralità di funzioni che variano da una cultura all’altra e si mutano in seno a culture la cui evoluzione è segnata dall’idea di progresso.

Il sapere e la prassi musicale in occidente si sono istituzionalizzati nel corso dei secoli in un sistema di istruzione, documentazione e diffusione, basato sul concetto di musica come arte e scienza. La “musica seria” (o “classica” come di solito la si denota con una sineddoche che attribuisce a tutta la musica colta occidentale la nozione di classicismo legata allo stile musicale della seconda metà del Settecento), la “musica leggera” e altre, hanno assimilato nel corso della loro evoluzione molteplici idiomi di musica popolare che aveva la funzione originaria di accompagnamento delle attività quotidiane degli individui e delle comunità.

Così era il canto delle lavandaie del Vomero:

«Jesce sole, jesce sole
nun te fa’ cchiù suspirà!
Siente mai ca le ffigliuole
hanno tanto da prià…»

Gli autori delle parole e della musica sono sconosciuti, ma Jesce sole, antica filastrocca risalente al 1200 ai tempi di Federico II, sembra essere la più antica canzone napoletana. Un’invocazione che richiama antichi riti fatti di canti, ritmi e danze religiose.

Così è stato per la “canzone feuilleton”, un particolare genere con cui si cercava di commuovere utilizzando storie per lo più a fosche tinte ma con morale finale.

Ancora oggi, a prescindere dal supporto su cui viene ascoltata, in quale momento della giornata, da chi e perché, la musica è senza dubbio una piacevole “compagna di vita”. La musica ha il potere di catturare le emozioni immediatamente e impegnare le menti in maniera complessa, in modi che poche altre forme d’arte sono in grado di gestire. Bastano, infatti, poche battute di una canzone per riportare la mente indietro, a tempi e ricordi passati. Basta l’attacco del brano del gruppo musicale preferito per cambiare la giornata, e questo perché la musica influenza gli stati d’animo.

In particolare, sostiene il relatore, il tempo della canzone è un tempo sospeso e le canzoni sono i graffiti del nostro tempo.

La voce di Nicola Rossini ha dato vita ai testi di musica leggera che Mazzacurati con tanta cura ha scelto.

Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
“Non ci lasceremo mai, mai e poi mai”,

vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noi

l’amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza.


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Maria Pia Bariggi

ultimo aggiornamento della pagina: 5 marzo 2016