Parma napoleonica

Relatore: Italo Comelli

Il poeta chiede di mettere la testa nei cieli. Italo Comelli mette la testa nella storia. E la storia è scienza ed è ricerca di verità tanto più se effettua indagini nel passato del territorio in cui si è trascorsa e trascorre l’esistenza.

Così accade per Parma nell’età napoleonica. I riferimenti del nostro oratore Comelli sono molteplici, sono curiosi, ma mai aneddotici; sembra che il suo sguardo non tralasci alcunché.

Il relatore inizia con l’arrivo di Maria Luigia a Parma il 20 aprile 1816: ”Una mattinata tersa e soleggiata accolse Maria Luigia, principessa imperiale e arciduchessa d’Austria, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla”.

Procede quindi a ritroso fra le varie fasi dell’età napoleonica: Napoleone che nel 1796, passate le Alpi, occupava rapidamente la Lombardia, il Piemonte e il Veneto. La conclusione nel 1797 della Campagna d’Italia con la creazione di una serie di repubbliche (le repubbliche sorelle) strutturate sul modello francese e la pace di Campoformio (ottobre 1797) che sancì la cessione all’Austria della Repubblica di Venezia. L’occupazione dell’Egitto per colpire l’egemonia inglese nel Mediterraneo. La vittoria di Marengo (1800) e la realizzazione di un colpo di Stato che instaurò in Francia un nuovo regime, il Consolato, di cui lo stesso Bonaparte era primo console. Seguirono nel 1802 il consolato a vita e nel 1804 l’incoronazione a Imperatore.

Il relatore Italo Comelli continua narrando dei grandi successi di Napoleone nel 1804, quando egemonizzò quasi tutti i Paesi europei, e del 1805 quando si costituì il Regno d’Italia. Si sofferma poi sul 1806 allorché l’Imperatore decise di visitare alcune città, Parma compresa, affidata a Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry.

Italo Comelli illustra la visita a Parma di Napoleone con dovizia di particolari: narratore come pochi, assicura ai fatti (l’itinerario, i preparativi, le attese e le delusioni) scorci e sonorità.
Recupera, quindi, il tempo in cui Parma fu il capoluogo del dipartimento del Taro, anzi del département du Taro: caduto in disgrazia Moreau de Saint-Méry, il nuovo prefetto Nardon, con decreto del 20 marzo 1806, divise il territorio in tredici mairies (comuni) nominando primo sindaco di Parma Stefano Sanvitale e nel 1808, il 24 maggio, gli stati parmensi, diventarono il Dipartimento del Taro e parte integrante dell’Impero francese.

Il successivo Congresso di Vienna del 1815 ristabilì il Ducato di Parma Piacenza e Guastalla affidandolo agli Asburgo, anzi a Maria Luigia.

La nuova duchessa partì per l’Italia il 7 marzo 1816. Al suo fianco c’era l’amato e fidato Neipperg. Prima di prendere possesso del suo ducato l’ex-imperatrice francese aveva voluto anche italianizzare il suo nome. Dopo il tedesco Marie Luise e il francese Marie Louise scelse l’italiano Maria Luigia.

L’entrata ufficiale nel ducato avvenne il 19 aprile, poco dopo scrisse al padre: «Il popolo mi ha accolto con tale entusiasmo che mi sono venute le lacrime agli occhi». La sua prima destinazione fu il palazzo ducale di Colorno, la sua futura residenza estiva. Il giorno dopo entrò a Parma. Un cronista del tempo scrisse: «Fece il suo ingresso in questa capitale alle ore 5 pomeridiane. Si partì da Colorno in treno di campagna e prese quello di gala al casino del Tenente colonnello Fedolfi. Dietro lettera ministeriale, la Cattedrale fu magnificamente ornata. Fu pregato a supplire in questa funzione dall’Em. Vescovo, alquanto incomodato, mons. Scutellari e questo prelato coi canonici e con dodici Consorziali si apparò nella cappella del Consorzio. Sua Maestà fu ricevuta, sotto baldacchino, e condotta che in santuario, si diè principio alla funzione».

Maria Pia Bariggi


bicentenario dell'entrata di Maria Luigia a Parma

ultimo aggiornamento della pagina: 8 maggio 2016