Luigi Tragni

I sentieri, le pietre,
i colori dell’Appennino raccontano…

Antichi percorsi e tradizioni: Pontremoli,
Parco dei Cento Laghi, Bosco e Berceto

chiesetta dell'Appennino

Ci sono parole, città, canzoni che non si dimenticano; penso che anche le immagini, le musiche, le poesie dell’incontro del 16 aprile potranno essere custodite nella nostra memoria come riflessi di un mondo e di una natura che ha conquistato tutti i presenti.

L’Auditorium della Banca Monte traboccava di gente: testimonianza, questa, dell’amore dei Parmigiani per le proprie montagne e la loro storia.

Ma tra il pubblico si notavano anche volti sconosciuti, tuttavia altrettanto attenti e interessati, erano i Soci della Dante di Bienne, una cittadina della Svizzera franco-tedesca, in visita culturale a Parma con la loro Presidente Floria Nobs.

Luigi Tragni con le sue foto è stato il protagonista applauditissimo del pomeriggio.

Tragni non è un fotografo di professione, ma di passione, e il suo lavoro parte tutto da qui, dall’amore per la fotografia, per l’arte e per la natura.

Da tempo ha iniziato a raccogliere immagini del nostro Appennino, per mostrarcelo negli aspetti e nei particolari meno conosciuti, e la sua ricerca continua.

La visione di qualcosa che va oltre l’oggetto fotografato, qualcosa d’altro che conquista e imprigiona gli occhi dello spettatore è il tratto più evidente del suo percorso creativo, perché Tragni sa dare di volta in volta agli oggetti tocchi così personalizzati dalla sua sensibilità da trasformarli e renderli capaci di trasmetterci sensazioni impensate. Possiede un’arte che sa cogliere i veri colori e umori della montagna, rendere quasi parlanti i visi e gli occhi della gente in splendidi ritratti in primo piano e fare percepire da vecchie pietre scolpite, dai ruderi di un castello e da un borgo abbandonato la storia di cui sono imbevuti.
Anche le maestà incontrate lungo i sentieri, gli antichi cippi di confine, i vecchi portali con i faccioni scolpiti per allontanare i folletti parlano di un passato che è un po’ realtà e un po’ fiaba, talvolta mistero. Chissà cosa sono le pietre a forma di dolmen, che si incontrano in certi boschi: tombe, resti di villaggi o cosa?

L’itinerario proposto attraversa luoghi non sempre conosciuti, altri visitati o visti chissà quante volte. Luigi Tragni ne sottolinea sempre i particolari che la fretta, spesso, non ci permette di osservare e ci fa capire quanto sia importante fermarsi per guardare con occhi diversi e per provare meraviglia ed emozioni, le stesse che la proiezione ci ha saputo trasmettere così intensamente.

La Lunigiana, Pontremoli, Montereggio paese dei librai con le case incoronate di ginestre gialle nella festa del primo maggio, Mulazzo col Castello dei Malaspina e il monumento a Dante, Pracchiola abbandonata, il Passo del Cirone con la chiesetta e la storia della sua costruzione, Bosco, il Parco dei Cento Laghi, Berceto sono tappe di questo viaggio sulle montagne a una manciata di chilometri da casa nostra. Ci ha raccontato i grandi spazi aperti su cieli pieni di nuvole, le fioriture dell’estate, i geli dell’inverno con gli alberi pesanti di neve, i prati pieni di peonie del Tavola con i cavalli e l’albero solitario, gli innumerevoli laghi, i crinali verso il Marmagna, il Navert con le pecore nere, l’Orsaro con la sua Madonnina, e si potrebbe continuare ancora…

Ci sono anche momenti di vita locale con canti popolari, feste tradizionali come quella di fine estate a Bosco con gnocchi e torta fritta, o processioni come ad Agna per San Nicola, lassù in alto sotto il Caio, con la benedizione dei panini.

Alcune tappe di questo viaggio sono state accompagnate dai versi del poeta Attilio Bertolucci e dalle terzine dell’VIII Canto del Purgatorio in cui Corrado Malaspina, a Mulazzo, profetizza l’esilio di Dante. La recitazione dell’attrice Franca Tragni ha moltiplicato le emozioni.

È stato uno splendido racconto, una testimonianza dell’antichissima storia delle nostre valli e della nostra cultura, dove la bellezza della natura si unisce alla vita dell’uomo.

Uno splendido Appennino.

Luciana Beghè

ultimo aggiornamento della pagina: 6 maggio 2012

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