Le maestà
sulle antiche strade
del Parmense

Caterina Rapetti
Tesori nascosti nel nostro Appennino
Immagini di Marco Fallini

Con competenza e precisione, Caterina Rapetti nel corso della conferenza 17 novembre 2014 ci ha fatto conoscere tesori nascosti tra le case, nei sentieri, nelle piccole e sconosciute chiese del nostro Appennino, lasciando in tutti il desiderio di andare a riscoprirli di persona. Splendide le diapositive di Marco Fallini, che con uguale passione ci ha preso per mano e fatto percorrere chilometri e chilometri lungo strade, sentieri, valichi.

Sala affollatissima.

 

“Nel corso di quattro secoli migliaia di piccoli bassorilievi marmorei devozionali prodotti dalle botteghe apuane si sono distribuiti nelle aree limitrofe e lungo le strade che risalivano i valichi appenninici, spingendosi anche al di là del crinale, nelle vallate parmigiane e reggiane. Un numeroso gruppo di queste maestà è stato recentemente censito e pubblicato nel volume “Per antiche strade. Immagini di devozione lungo la Val Parma”, stampato dall’editore Silva con testi di Caterina Rapetti e foto di Marco Fallini; un’opera che si rivela interessante in quanto raccoglie, per la prima volta, un buon numero di immagini devozionali collocate al di fuori della nostra area. Si tratta di oltre duecento bassorilievi marmorei che gli scalpellini carraresi, come ha ricordato il prof. Tiziano Mannoni nel presentare il volume, hanno portato a dorso di mulo e protetti dalla paglia, oltre il passo del Cirone, uno dei più antichi attraversamenti appenninici, fino alle porte delle città emiliana.

Se l’uso di distribuire nel territorio immagini sacre, realizzate con i materiali più diversi, è diffuso in molte aree, l’ambito vicino a Carrara è stato favorito dalla presenza del marmo che ha consentito a questi manufatti di durare nei secoli. Le immagini dipinte, come quelle in legno o in ceramica, infatti, hanno spesso subito le ingiurie del tempo, mentre il marmo ha conservato e fatto giungere fino a noi tante testimonianze di devozione.

Le maestà della vallata parmigiana conservano segni di devozione non dissimili da quelle del territorio che ci è più vicino. L’immagine più diffusa è anche qui quella della Vergine, rappresentata sotto i vari titoli, a cui si affianca la presenza di Sant’Antonio da Padova, un taumaturgo molto venerato. Seguono i Santi invocati dalla devozione popolare a protezione di particolari eventi e infermità come Santa Lucia, implorata per la salute degli occhi, San Biagio per quella della gola. “Una testimonianza della fede cristiana che per secoli ha animato la vita della popolazione della nostra montagna” come scrive nella presentazione mons. Cesare Bonicelli, vescovo di Parma.

Osservare queste immagini ci rende memori dei pericoli e delle inquietudini degli uomini che le hanno collocate; molte rimandano alle ricorrenti pestilenze, altre sono poste a protezione dei raccolti, contro i danni delle intemperie, altre rinviano a periodi di guerra. La peste, la fame e la guerra sono state le calamità più temute nei secoli passati, contro le quali non restava che affidarsi alla protezione divina; soprattutto a partire dal Concilio di Trento, la Chiesa ha favorito e incoraggiato la consuetudine di esporre immagini sacre e le iscrizioni evidenziano come molte siano state collocate da sacerdoti.

Alcune maestà sono riconducibili a santuari che erano meta di pellegrinaggi, quali Fontanellato e Caravaggio, in area emiliana, ma anche Loreto e Montenero, quest’ultimo situato nei pressi di Livorno da dove ci si imbarcava per le periodiche migrazioni cui erano soggetti gli abitanti delle vallate appenniniche. Qualche volta ad essere invocate erano immagini miracolose dei territori prossimi e così anche in val Parma giunge l’eco di devozioni apuane, come attestano le numerose raffigurazioni della Madonna delle Grazie, venerata nell’omonima chiesa di Carrara e della Madonna dei Quercioli di Massa, accanto ai bassorilievi che rappresentano la Madonna dell’Aiuto, venerata in una chiesa della città emiliana.

Alcuni bassorilievi sono di pregevole esecuzione e rinviano a modelli presenti nei dipinti coevi, altri risultano scolpiti da mano più incerta, tutti costituiscono una importante testimonianza per ricostruire il lavoro delle botteghe carraresi.

Anche in val Parma, lungo le strade, sui ponti, sulle facciate delle abitazioni si sono distribuiti tanti piccoli bassorilievi, in un paesaggio che Marco Fallini ha saputo sapientemente cogliere e riproporre nel variare delle stagioni; un paesaggio nel quale l’uomo ha lasciato numerosi segni della sua secolare presenza.

Caterina Rapetti

ultimo aggiornamento della pagina: 4 gennaio 2015