La poetessa Wislawa Szymborska

Franca Tragni
“La gioia di scrivere” Omaggio a Wislawa Szymborska.
Introduce Isa Guastalla

Si è concluso il 17 dicembre il ciclo di conferenze della Dante Alighieri di Parma per l’anno 2012. È stato un percorso interessante assieme a tanti amici. Qualcuno, alla fine, era dispiaciuto, altri chiedevano la data del prossimo incontro di primavera. Le conferenze hanno spaziato su vari temi culturali, con esperti di eccellenza.

A chiudere la stagione, Franca Tragni ha interpretato, con sincera partecipazione, diverse poesie di Wislawa Szymborska, premio Nobel per la Letteratura 1996, poetessa non molto conosciuta in Italia fino a poco tempo fa. La vicepresidente Isa Guastalla ha presentato l’autrice polacca e le sue opere e commentato le liriche e i versi più significativi sottolineandone la semplicità, l’ironia, ma nello stesso tempo la profondità di pensiero. Senza ipocrisia o imbarazzo, infatti, la scrittrice affronta tutti i temi riguardanti l’uomo e riesce con naturalezza a coinvolgere per la vicinanza e la quotidianità delle esperienze raccontate. Ad Isa si è unito il critico Giuseppe Marchetti che ci ha onorato della sua presenza e della competenza.

Il pubblico ha seguito con grande interesse, si è identificato, ha applaudito e ha fatto alcune richieste per sentire dalla calda voce di Franca Tragni le poesie preferite.

Il presidente, Angelo Peticca, ha quindi augurato Buone Feste ai presenti e ha invitato tutti all’appuntamento del 25 febbraio.

Per ricordare il pomeriggio, riporto tre poesie tra quelle scelte da Franca Tragni:

Allegro, ma non troppo

Sei bella – dico alla vita –
è impensabile più rigoglio,
più rane e più usignoli,
più formiche e più germogli.
cerco di accattivarmela,
di blandirla, vezzeggiarla.
La saluto sempre per prima
con umile espressione.
Le taglio la strada da sinistra,
le taglio la strada da destra,
e mi innalzo nell’incanto,
e cado per lo stupore.
Quanto è di campo questo grillo,
e di bosco questo frutto –
mai l’avrei creduto
se non avessi vissuto!
Non trovo nulla – le dico –
a cui paragonarti.
Nessuno ha fatto un’altra pigna
né migliore, né peggiore.
Lodo la tua larghezza,
inventiva ed esattezza,
e cos’altro – e cosa più –
magia, stregoneria.
Mai vorrei recarti offesa,
né adirarti per dileggio.
Da centomila anni almeno
sorridendo ti corteggio.
Tiro la vita per una foglia:
si è fermata? Se n’è accorta?
Si è scordata dove corre,
almeno per una volta?

Ad alcuni piace la poesia

Ad alcuni –
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace –
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia –
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
Come alla salvezza di un corrimano.

Ogni caso

Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
È accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

Scrivere il curriculo

Cos’è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Biografia

La grande poetessa Wisława Szymborska nasce il 2 luglio del 1923 a Cracovia, in Polonia. La sua infanzia e l’adolescenza sono funestate dallo scoppio della seconda guerra mondiale. È costretta, infatti, a proseguire gli studi in clandestinità, ed è in questo modo che riesce a diplomarsi nel 1941. Nel 1943, grazie al lavoro come dipendente delle ferrovie, evita la deportazione in Germania in qualità di lavoratrice forzata. Nello stesso periodo inizia anche la sua carriera artistica: si dedica a illustrare un libro scolastico in inglese.

Si iscrive all’università nel 1945 alla facoltà di letteratura per poi passare a quella di sociologia, ma non terminerà mai gli studi per seri problemi economici. Ha però la fortuna di incontrare il saggista e poeta Czeslaw Milosz, Premio Nobel per la letteratura nel 1980, che la coinvolge nella vita culturale della capitale polacca.

Si impiega come illustratrice e segretaria presso una rivista bisettimanale e nel 1948 si sposa. Divorzia dopo sei anni per poi risposarsi con lo scrittore e poeta Kornel Filipowicz.

La sua prima poesia, “Cerco una parola”, viene pubblicata nel 1945 su un quotidiano. Inizialmente tutti i suoi scritti subiscono la stessa sorte, in quanto prima di essere pubblicati in devono passare il vaglio della censura. La sua prima vera e propria raccolta poetica, “Per questo viviamo”, sarà pubblicata molto più tardi nel 1952, favorita dalle poesie che inneggiano al regime socialista. Una precedente raccolta, infatti, non viene data alle stampe come previsto, perché giudicata priva di contenuti socialisti. Eppure Wisława, come molti altri intellettuali in quel periodo, abbraccia l’ideologia socialista in maniera ufficiale, tramite la partecipazione attiva alla vita politica del suo paese. Aderisce inoltre al Partito Operaio Polacco, rimanendone un membro fino al 1960.

Più tardi prende le distanze da queste sue posizioni ideologiche, che lei stessa definisce “Un peccato di gioventù” e rende pubbliche le sue riflessioni in una raccolta di poesie, “Domande poste a me stessa”, del 1954. Nonostante il suo allontanamento definitivo dal partito sia datato 1960, già prima si mette in contatto con i dissidenti e rinnega quanto scritto nelle sue prime due raccolte poetiche.

Alterna l’attività poetica, baciata dalla fortuna nel 1957 con la raccolta “Appello allo yeti”, con il lavoro di redattrice presso la rivista “Vita Letteraria” sulla quale pubblica una serie di saggi “Letture facoltative” poi riprese in volume. Nello stesso periodo collabora anche alla rivista “Kultura”, curata da immigrati polacchi a Parigi.

Le sue poesie, spesso molto brevi, sono costituite da versi liberi, scritti in maniera semplice e con una scelta accurata delle parole. Wisława Szymborska utilizza l’arma dell’ironia e del paradosso per affrontare problemi etici e umani di ampio respiro che diventano motivo di denuncia per lo stato delle cose in cui il mondo intero si ritrova a vivere. Tutte le sue poesie sono legate all’attualità del suo tempo. La sua opera vive e si nutre anche di una intensa attività di contestatrice che diviene sempre più significativa negli anni Ottanta durante i quali si impegna a favore del sindacato Solidarnosc di Lech Walesa. Nel 1996 viene insignita del Premio Nobel per la letteratura. La motivazione che accompagna il premio recita: «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà».

Isa Guastalla & Franca Tragni

ultimo aggiornamento della pagina: 27 dicembre 2012