La luce nell’opera di Dante

Relatrice prof.ssa Isa Guastalla

La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.

Nel ciel che più de la sua luce prende
fu’ io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi di là sù discende;

Lunedì 2 marzo 2015 nell’Auditorium di Banca Monte di Parma si è tenuto il 2° incontro previsto dal calendario del 1° semestre 2015.

Coerentemente con il titolo della rassegna, Convivio 2015 – Molteplicità dei saperi e responsabilità dei linguaggi e in relazione all’anno della luce, così il 2015 è stato proclamato dall’Onu e dall’Unesco, la relatrice ha trattato della luce in Dante come dimensione fondamentale di tutta la Commedia.

Considerando che la struttura dell’Inferno si regge sull’assenza di luce, che il Purgatorio è il luogo in cui la luce naturale si diffonde, la sua analisi si è concentrata sulla 3ª cantica, il Paradiso, come luogo di contatto con la luce cosmica.

L’ascesa di Dante nei cieli, infatti, si configura come un racconto della conquista della verità ultima dell’universo, verità che è luce dell’intelligenza in quanto compartecipazione della gloria divina.

Dal Canto I al canto XXXIII sono stati evidenziati i versi in cui la luce è componente clamorosa e dominante: dalla “lucerna del mondo” al “grande lume”, dallo sfavillio delle anime amanti al “subito foco” che “pare stella che tramuti loco”.

Nell’itinerarium ad Deum di Dante, anche nel canto dell’esilio -della dignità e dell’onestà imperterrita- la relatrice evidenzia come le immagini luminose si rincorrano ed evidenzino un complesso simbolismo in cui i lemmi relativi alla luce si moltiplicano: fiammette, flailli, lucidi lapilli, fochi, s’accende, splendor, sfavillar, lucerne ecc.

Ma è nell’ultima ascesa, sottolinea la prof.ssa Guastalla, che la luce domina: è il mondo dei beati irraggiato della luce di Cristo, è Beatrice che arde tutta della luce che s’irraggia dal centro del cielo, è trionfo luminoso che è primaverile sentimento di letizia e di volontà celebrato in pieno accordo con Dio, è la luce di Maria che dipinge le pupille di Dante.

È fulgore, illuminazione suprema della grazia divina.

O luce etterna che sola in te sidi,
sola t’intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!

 

Maria Pia Bariggi

ultimo aggiornamento della pagina: 16 marzo 2015